venerdì 27 marzo 2020

Raccontare il Mito di Poseidone

Ma dopo una bibliografia così fornita di libri inerenti, o di ispirazione, alla Mitologia, mi dispiacerebbe lasciarvi a bocca asciutta senza cogliere l'occasione di raccontarvi un'altra storia. Ed è questo il motivo per cui oggi sono qui. 

C'è innanzitutto da definire, come già accennato nel post precedente, che è più opportuno parlare di Mitologie, non limitandosi al fatto che la Mitologia è perciò singola e unica, proprio perché le culture sono molteplici e, ognuna di esse, trae le proprie origini differentemente.

In questo articolo, dunque, tratterò di Poseidone, il dio del mare nella religione greca, la cui controparte etrusca è Nethuns, quella romana è Nettuno, mentre quella norrena è Njörðr. Ogni cultura con una religione politeista prende un po' ispirazione dalle altre, magari anche involontariamente, e questo implica che gli Dei, in fondo, si somigliano un po' tutti. Motivo per cui, il dio del mare Poseidone, come qualunque altro dio greco, alla fine, non è altro che una faccia di molte facce (e dire che, il Dio dai Mille Volti esiste sul serio).


Poseidone

Poseidone è il dio del mare. Possiede un Tridente e ha il potere di provocare tornado, di evocare onde di marea e di causare terremoti, radendo al suolo città o facendo sprofondare intere isole quando è arrabbiato. Gli antichi greci, che lo chiamavano "Scuotitore della Terra", si davano un sacco da fare per renderlo contento: avevano ben capito che, ovunque si trovavano, in mare o in terra, era meglio che il dio dei mari non si arrabbiasse con loro. È figlio di Crono e Rea, e fratello di Zeus, Ade, Estia, Demetra ed Era, ed è uno dei dodici dei più importanti dell'Olimpo. 
È un tipo piuttosto calmo, il suo carattere rispecchia un mare facilmente navigabile come il mar Mediterraneo, ma a volte si arrabbia anche lui e diventava un'altra persona: se eri il capitano di un vascello e ti dimenticavi di fare un sacrificio al dio del mare prima di salpare, ti dimostravi un vero idiota; se ti scordavi di fare un sacrificio, c'erano buone probabilità che la tua nave andasse a sfracellarsi sugli scogli, fosse divorata da un mostro marino o catturata dai pirati. E anche se non viaggiavi per mare, non è che fossi al sicuro: se la tua città offendeva in qualche modo Poseidone... bé, dovevi prepararti a dare il benvenuto a un uragano. Ma, in fondo, era un tipo calmo: ubbidiva a Zeus anche se lo seccava di continuo, e ogni volta che i due cominciavano a discutere tutti si allacciavano le cinture: una lotta tra cielo e mare avrebbe potuto fare a pezzi il mondo, e infatti Rea, che percepì la tensione tra i due figli molto presto, dopo che insieme ad Ade e a Zeus si era spartito il mondo, lo mandò a esplorare i nuovi territori e a vivere in fondo all'oceano con la tribù dei telchini, dei piccoletti a cui non dovete mai dire di essere dei piccoletti decisamente squilibrati. Poseidone visse un po' con loro, imparando a conoscere l'oceano e i loro trucchetti per rovesciare le isole, ma poi li salutò per costruirsi un palazzo tutto per sé. Sul suo trono di corallo nel suo palazzo di perle, ciottoli levigati dal mare e conchiglie era davvero fiero e felice di aprire i battenti per accogliere ogni genere di creatura marina venuta a porgere i propri omaggi. 
Visto che i mortali gli offrivano omaggi che lo soddisfavano, decise di salire in superficie e offrire protezione a una loro città. Avere un'intera città a te dedicata era, per gli dei, un'ottima occasione di cui vantarti con gli altri dei. Così, puntò la capitale dell'Attica, sulla terraferma greca, una delle città più grandi e importanti, ma l'Acropoli era già stata puntata da Atena, la dea della saggezza che, figlia di Zeus, era anche sua nipote. Atena e Poseidone si sfidarono in una gara: chi regalava ai mortali il dono più importante, sarebbe diventato il dio protettore di quella città. Poseidone creò, dalle onde del mare, i cavalli, animali forti e veloci; Atena, dalle rocce, incominciò a far germogliare un albero di ulivo, piante che necessitavano di poche cure con frutti commestibili. I mortali decisero così di onorare sia Poseidone sia Atena, e seppure Poseidone li visitava spesso quella sfida per la città di Atene gli aveva messo in testa l'ossessione per sponsorizzare una città: combatté con Era per la città di Argo, e vinse Era; contese a Zeus l'isola di Egina, e vinse Zeus; ebbe una disputa con Elio per la città di Corinto, e fu a un passo dalla vittoria, se non che Zeus decise che se la dovevano dividere. Insomma, rimaneva sempre fregato, e si arrabbiava, tendendo a punire chiunque pensava lo stesse insultando: ad esempio, era molto orgoglioso delle nereidi, la cui bellezza era famosa in tutto il mondo, e quando la regina mortale Cassiopea cominciò a vantarsi di essere molto più bella delle nereidi, Poseidone evocò un serpente di mare lungo trenta metri e gli fece divorare navi e sollevare onde per travolgere villaggi; per far finire quegli attacchi, Cassiopea acconsentì a sacrificare sua figlia Andromeda al dio del mare, ma Poseidone non lasciò che accadesse, permettendo che un eroe salvasse Andromeda e uccidesse il mostro. Ma, anche quando Cassiopea morì, Poseidone non dimenticò la sua insolenza e la collocò in cielo sotto forma di costellazione che, girando, spesso si vede a testa in giù: posizione sconveniente per chi pecca di vanità. Le nereidi, dopo questo avvenimento, erano state molto grate a Poseidone di avere difeso il loro onore, e la maggior parte di loro lo avrebbe sposato ben volentieri: ma non Anfitrite, la cui idea di paradiso era di vivere tranquilla in fondo al mare, senza dei che le chiedessero di uscire o facessero battute volgari sul suo conto. Poseidone fece di tutto per conquistare il suo cuore, e Anfitrite alla fine scappò una volta per tutte; Poseidone la cercò ovunque senza successo, cominciando a pensare che non l'avrebbe più rivista. Fu quando il dio Delfino andò a trovare Poseidone, informandogli dove si nascondesse la nereide Anfitrite e di organizzargli il matrimonio, che il dio del mare si risollevò. Con ella, dopo il matrimonio, Poseidone ebbe quattro figli: Tritone, mezzo uomo e mezzo pesce; Roda, ninfa protettrice dell'isola di Rodi e sposa del titano dell'astro solare Elio; Cimopolea, la dea delle tempeste marine molto violente; Bentesicima, dea delle onde. Non che, comunque, come tutti gli altri dei Poseidone non abbia fatto l'amore con altre donne... fortunatamente per lui, Anfitrite non fu una moglie tanto gelosa; d'altronde, fin quando ella aveva la sua libertà, le andava bene tutto.

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